Già dal mese di giugno 2022 sulla stampa compaiono diversi articoli che allarmano.
Il Dolomiti: “Encefalite da zecca: già due casi sulle Dolomiti venete. Una 70enne muore dopo il morso dell’artropode in Sardegna”.
La Repubblica: “Encefalite da zecca: un uomo ricoverato per una settimana”.

attenti alle zecche

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Complici le temperature elevate apparse già precocemente in primavera, le zecche hanno fatto la loro comparsa stagionale nelle zone prative e boschive di ampie parti del nord Italia.
Si sa che esse hanno bisogno di un pasto di sangue sia per mutare stadio (da larva a ninfa e da ninfa ad adulto) sia per la maturazione e la deposizione delle uova (femmina adulta).

Il virus dell’encefalite da zecche alberga nelle ghiandole salivari dell’artropode infetto e, pertanto, può essere inoculato nel circolo sanguigno della vittima contestualmente al morso stesso.
Nella maggior parte dei casi, fortunatamente, l’infezione passa inosservata o al più si associa a sintomi e segni così lievi ed aspecifici che difficilmente viene diagnosticata come tale. In una ridotta percentuale di casi, invece, il virus arriva a colpire le delicate strutture encefaliche, potendo poi esitare sia nella morte del paziente sia in sequele neurologiche permanenti.

Non avendo a disposizione alcuna terapia, la lotta a questa subdola infezione deve passare attraverso la prevenzione.

Innanzitutto, la prevenzione del morso: quando si frequentano aree che si sanno infestate da zecche, è buona norma andarci coperti, cioè con pantaloni lunghi e camicie a manica lunga, meglio ancora poi se gli abiti sono impregnati di insetticidi derivati dal piretro (tipo permetrina o deltametrina). Le scarpe devono essere chiuse e si devono indossare calze lunghe all’interno delle quali vanno infilati i pantaloni, per evitare che le zecche trovino l’apertura per salire verso le cosce.

In secondo luogo, è sempre consigliabile, alla fine di una giornata trascorsa in zona a rischio, controllarsi reciprocamente (soprattutto nelle aree che si riescono ad esaminare meno facilmente) per vedere se vi siano zecche e procedere immediatamente alla rimozione.

Tuttavia, proprio per il fatto che, come si diceva, il virus si trova nelle ghiandole salivari e viene “sputato” contestualmente al morso, la rimozione dell’artropode non ha grande rilevanza ai fini della prevenzione dell’encefalite da zecche. Per questo motivo, la vera strategia preventiva nei confronti di questa infezione rimane la vaccinazione.

In Italia abbiamo a disposizione un vaccino inattivato con ottimo profilo di tollerabilità, derivato da un ceppo virale austriaco. Esso esiste nella formulazione pediatrica (fino ai 16 anni) e in quella per l’adulto. Per entrambi la schedula vaccinale prevede tre dosi (tempo 0, 1-3 mesi dalla prima, 5-12 mesi dalla seconda), con richiami quinquennali fino ai 60 anni d’età e successivamente triennali (a causa dell’immunosenescenza).