RACCOMANDAZIONI PER PROTEGGERSI DAL COVID-19 IN VIAGGIO

Nel gennaio 2020, le autorità sanitarie hanno identificato il virus responsabile dell’epidemia scoppiata a Wuhan designandolo, inizialmente come “Coronavirus 2019-nCoV” ma successivamente con il nome ufficiale di SARS-CoV-2.

L’infezione dal virus SARS-CoV-2 ha comportato lo sviluppo di una malattia che è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease 2019 o malattia da Corona Virus 2019)

Si tratta di un betacoronavirus facente parte della famiglia dei Coronaviridae.

L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che il focolaio internazionale di infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 e la relativa malattia COVID-19 poteva essere considerato una pandemia. La pandemia è la diffusione di un agente infettivo in più continenti o comunque in vaste aree del mondo. La fase pandemica è stata caratterizzata dalla trasmissione alla maggior parte della popolazione mondiale con milioni di casi e di morti.

Covid19

Ricostruzione tridimensionale del SARS-CoV-2, con le diverse proteine di superficie (spike), CDC di Atlanta

Nel febbraio 2020 è anche stato coniato dall’Organizzazione mondiale della Sanità il nuovo termine infodemia  (etimologicamente, epidemia di informazione) che significa: la proliferazione incontrollata di notizie scarsamente affidabili in merito all’emergenza generata dalla diffusione dalla Cina del SARS CoV 2, definita dall’organizzazione stessa “una sovrabbondanza di informazioni – alcune accurate, altre no – che rende difficile alle persone trovare fonti affidabili e una guida sicura quando ne hanno bisogno”. Ecco perché è fondamentale che perlomeno tutto il personale sanitario sia correttamente informato e formato per fornire tempestivamente ed in maniera omogenea e qualificata tutte le informazioni necessarie.

L’OMS ha ribadito la necessità di gestire la comunicazione in merito alle emergenze sanitarie con modalità professionali, tempestive, coordinate e solidali, al fine di individuare e contenere la propagazione di fake news che possono ostacolare  il reperimento delle informazioni prodotte dalla comunità scientifica e sanitaria globale, suggerendo misure di prevenzione e cura inaffidabili.

L’isolamento dei malati, la quarantena dei contatti, l’adozione dei dispositivi di protezione individuale, ma soprattutto la limitazione agli spostamenti e il distanziamento sociale ha rappresentato inizialmente l’unico modo di mitigazione della pandemia di COVID-19. Fin da subito si è compreso che verosimilmente, soltanto la vaccinazione poteva contribuire in maniera più efficace, alla fine della pandemia. È necessario disporre di vaccini efficaci e sicuri e raggiungere nel più breve tempo possibile, iniziando dai soggetti più fragili e da quelli esposti a maggior rischio di infezione, un alto numero di individui in maniera omogenea a livello mondiale. Si stima che l’”herdimmunity” potrebbe essere raggiunta con un tasso di copertura compreso tra il 60 e il 70% della popolazione.

La vaccinazione anti Covid 19

I vaccini a disposizione per combattere la pandemia iniziata nel 2019 sono diversi. I primi sono stati autorizzati e messi a disposizione già negli ultimi giorni del 2019. In particolare il nuovissimo vaccino a mRNA non introduce nelle cellule di chi si vaccina il virus vero e proprio, ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike con funzioni di antigene. Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. In chi si è vaccinato e viene esposto al contagio virale, gli anticorpi così prodotti bloccano le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nelle cellule.

Solo potendo utilizzare i nuovi vaccini prodotti da varie Aziende Farmaceutiche è possibile soddisfare tutte le necessità della maggior parte della popolazione italiana interessata alla vaccinazione (oltre 40 milioni di persone) per riuscire in breve tempo ad ottenere una immunità di gregge.

Dal dicembre 2021 la vaccinazione è stata autorizzata anche per tutti i bambini con età superiore ai 5 anni.

Si può affermare che questa diventerà una vaccinazione di routine, da somministrare magari periodicamente come succede in occasione della annuale campagna vaccinale anti-influenzale.

Non è stata saltata nessuna delle regolari fasi di verifica dell’efficacia e della sicurezza del vaccino: i tempi brevi che hanno portato alla registrazione rapida sono stati resi possibili grazie alle ricerche già condotte da molti anni sui vaccini a RNA, alle grandi risorse umane ed economiche messe a disposizione in tempi rapidissimi e alla valutazione delle agenzie regolatorie dei risultati ottenuti man mano che questi venivano prodotti e non, come si usa fare, soltanto quando tutti gli studi sono completati. Queste semplici misure hanno portato a risparmiare anni sui tempi di approvazione.

L’efficacia riscontrata dagli studi clinici si riferisce ad alcuni giorni dopo la seconda dose. Il massimo della protezione si ha, quindi, dopo questo periodo. Sebbene anche dopo la prima dose è verosimile che ci sia una certa protezione dal virus, questa non è immediata dopo l’inoculazione del vaccino, ma si sviluppa progressivamente dopo almeno 7-14 giorni dall’iniezione. La seconda dose del vaccino, effettuata ad alcune settimane dalla prima, ha il compito di rinforzarla e renderla più prolungata. È stata inoltre raccomandata una terza dose booster per garantire il mantenimento di livelli protettivi di anticorpi ed una dose successiva per tutti i pazienti fragili e per gli over 60 enni con l’utilizzo di un nuovo vaccino.

La campagna vaccinale condotta a livello nazionale ha portato ad una copertura della popolazione interessata superiore all’80%.  Non è stato previsto il rilascio di un certificato internazio0nale di vaccinazione.

In ogni caso bisogna tenere presente che la vaccinazione non contrasta con una precedente infezione o malattia Covid – 19 (confermata con test molecolare o antigenico di terza generazione), anzi potenzia la sua memoria immunitaria, per cui non è utile alcun test prima della vaccinazione per i viaggiatori in partenza, a meno che non venga espressamente richiesto dalle norme dei singoli paesi.

A proposito dell’intervallo temporale tra i vaccini anti Covid-19 e gli altri vaccini una nota congiunta Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità-AIFA ha precisato che è possibile effettuare la somministrazione concomitante a qualsiasi distanza di tempo sia prima che dopo, di tutti i vaccini contenuti nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (e quindi anche quelli per i viaggiatori) con l’eccezione dei vaccini vivi attenuati per i quali può essere considerata valida una distanza precauzionale minima di 14 giorni prima o dopo la somministrazione di un vaccino anti Covid-19.

Le raccomandazioni per i viaggiatori

Poiché nessuna città del mondo è più distante da un’altra di 24 ore di aereo si sono facilmente avverate le previsioni dell’OMS: “Il virus farà il giro del mondo, perché se gli uomini viaggiano i virus viaggiano con loro”.

Terminata la fase pandemica, il Covid-19 sarà ancora presente in forma epidemica in molti Paesi, soprattutto in quelli dove le campagne vaccinali non sono state effettuate o non hanno avuto successo.

Per tutte le persone fragili e per gli over 60 è raccomandata una vaccinazione stagionale come di norma per la prevenzione dell’influenza. Nei loro viaggi quando avranno occasione di trovarsi a contatto, per lungo tempo, con numerosi altri viaggiatori, come succede ad esempio, in autobus, nella metropolitana o in crociera, dovranno sempre portare con sé ed indossare delle mascherine.

Tenendo conto che in molti Paesi del mondo le coperture vaccinali sono state molto basse e che questo favorirà una maggiore circolazione del virus, tutti i viaggiatori in partenza dovranno fare riferimento per un’eventuale vaccinazione o per raccomandazioni sanitarie sull’uso di mascherine o sulla richiesta di tamponi alle regolamentazioni sanitarie internazionali e/o a quelle che i diversi Paesi aggiornano periodicamente e informarsi sul sito ministeriale Viaggiare Sicuri.

 

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