Se viaggiate in Europa: attenti alle zecche!

25 Lug, 2019 | Utilità

Le zecche sono artropodi che si alimentano di sangue. Si suddividono in due grandi gruppi: le dure e le molli. Sono ubiquitarie nelle regioni boscose e nei prati, preferiscono l’ombra e le zone di pelle umida e spesso si attaccano in posti che non possono essere visualizzati dalla vittima (es interno cosce, regione genitale, schiena o cuoio capelluto). Le zecche non saltano e non volano, ma semplicemente attendono sulla punta di uno stelo d’erba il passaggio del possibile ospite (che individuano con l’olfatto): dopo essersi lasciate cadere, spesso a livello delle estremità, possono vagare per un po’ alla ricerca del posto più comodo per mordere. Una volta individuato producono sia una sostanza anestetica, che non fa avvertire il dolore della puntura, sia una sorta di cemento, con il quale migliorano l’ancoraggio. La reazione locale al morso può comportare arrossamento, gonfiore e prurito e, normalmente, si risolve in una-due settimane.

Se le zecche non sono infette il loro morso si limita alla fastidiosa reazione che ne consegue; tuttavia, esse possono essere il vettore di diverse infezioni, che differiscono per area geografica, tanto che in alcuni casi essa dà il proprio nome alla malattia (es febbre bottonosa delle Montagne Rocciose, febbre da zecche del Colorado, febbre da morso di zecca africana). In Italia le due infezioni più importanti veicolate da questi artropodi sono la malattia di Lyme e l’encefalite da morso di zecca.

La malattia di Lyme è causata da un batterio (chiamato Borrelia) che alberga nello stomaco della zecca: esso può essere trasmesso all’uomo solo alla fine del pasto di sangue, quando la zecca, ormai sazia, al momento di staccarsi rigurgita l’ultimo boccone e con esso il batterio. Perciò, in questo caso, se si riesce a staccarla (con lo specifico strumento leva-zecche) prima che abbia terminato il suo pasto si previene l’infezione. La malattia di Lyme si caratterizza per la comparsa, a distanza di alcuni giorni dal morso, di una chiazza rossastra sulla pelle che tende ad ingrandirsi progressivamente in modo concentrico e chiamata, per questa ragione, eritema migrante. A questa manifestazione se ne possono affiancare altre (dalla febbre all’ingrandimento dei linfonodi al coinvolgimento del sistema nervoso), ma il quadro complessivo deve essere valutato da uno specialista, che decide il programma di terapia, basato pricipalmente su antibiotici.

L’encefalite da zecche (nota internazionalmente con la sigla TBE, tick-borne encephalitis) è causata dal virus omonimo, che vive nella saliva dell’artropode. Questa peculiarità comporta che, se il virus è presente, viene trasmesso alla vittima immediatamente con il morso e, quindi, la rimozione anche precoce della zecca non assicura la prevenzione dell’infezione. Essa si può manifestare con sintomi molto sfumati o che ricordano quelli di una qualsiasi malattia virale (febbre, male ai muscoli e alle articolazioni, debolezza), ma nei casi più gravi può coinvolgere il sistema nervoso centrale, causando un’encefalite, che può risultare anche letale. Non esiste terapia per il virus della TBE, ma, per fortuna, abbiamo a disposizione un vaccino molto efficace e, al contempo, molto ben tollerato.

Frequentatori di prati e boschi (come camminatori, scout, cercatori di funghi, bikers), personale esposto per motivi professionali (es guardie forestali) e viaggiatori che si recano in aree rurali delle regioni del Nord-Est italiano e dell’Europa Centrale e dell’Est farebbero bene a parlare del rischio di TBE con il personale del Centro di Medicina dei Viaggiatori della propria ASL per valutare l’opportunità di sottoporsi alla vaccinazione preventiva.

 

A cura di Andrea Rossanese vicepresidente SIMVIM